Ogni buon avvocato sa perfettamente quanta vita si nasconda dentro i documenti prodotti durante un procedimento di separazione. Sa bene, inoltre, che quei nomi che legge centinaia di volte sono persone in carne e ossa e quelle macchie nere stampate su un foglio bianco sono fatti, ricordi, azioni e percezioni soggettive di eventi che hanno irreversibilmente cambiato la vita dei soggetti interessati. Sono i conti che un genitore è chiamato a fare con sé stesso nel momento della separazione, quando deve pensare al benessere del/dei figlio/i minori, senza dimenticarsi del proprio. E tutto nel rispetto delle norme e delle leggi scritte del diritto di famiglia, ma mantenendo alta l’attenzione anche su quelle non scritte, talvolta ancora più rigide e oppressive, imposte dalla società: famiglia d’origine, gruppi di appartenenza, valori e principi di educazioni culturalmente trasmessi in modo più o meno tacito. E sono proprio queste regole non scritte a condizionare, anche prepotentemente, l’approccio ai fatti di separazione, rendendo difficile ai genitori coinvolti avere uno sguardo sufficientemente lucido e cosciente. Soprattutto quando, quasi tacitamente, tra le righe, si nascondono comportamenti dai tratti manipolatori, prevaricatori, pronti a divenire, in alcuni casi, persino tossici.
Riconoscere le red flag, ovvero le avvisaglie di una violenza non ancora manifestatasi, è una variabile determinante.
“Il Sig. X, grazie alla propria rete di contatti legati alla sua attività lavorativa, si adoperava sin da principio al fine di introdurre la moglie, consentendo così alla medesima di farsi conoscere e di incrementare la propria clientela”; “All’inizio della relazione sentimentale con la Sig.ra Y, il Sig. X risiedeva in un appartamento condotto in locazione nel Comune di…, riponendo la massima fiducia nel rapporto appena nato, si determinava ad acquistare un immobile nel Comune di…, dove la coppia iniziava immediatamente la convivenza”. Questi sono esempi di segnali quasi invisibili, ma nello stesso tempo chiari, di dinamiche relazionali di cui il legale sicuramente si accorge. Ma accorgersi non basta, bisogna conoscerle approfonditamente, saperle maneggiare, sostenendone i punti potenzialmente più fragili per evitare che un ostacolo acerbo diventi un problema maturo.
Perché, se si parla del bene dei minori, si deve arrivare a trattare il tema della nascita dell’attività lavorativa di uno dei genitori? E perché, qualora ritenuto di interesse per l’obiettivo, si trova necessario sottolineare il presunto legame tra il successo lavorativo di uno dei genitori e le condizioni dell’altro, marcando così il rapporto di percepita dipendenza di uno dei due genitori dall’altro? Perché evidenziare in neretto l’acquisto di una casa come conseguenza della fiducia di uno nei confronti dell’altro? La fiducia non è stata forse reciproca? E l’acquisto non è forse un gesto libero e volontario? E, ancora una volta, perché citare questi argomenti se si tratta del benessere di un minore? Quando ci si appresta ad affrontare un caso di separazione, saper leggere e interpretare una situazione di manipolazione senza che essa si manifesti nella sua forma più concreta è di vitale importanza. Gli atteggiamenti abusanti e manipolatori, preludio di una violenza che potrebbe mostrare il proprio vero volto, si celano in molti tratti della quotidianità di una coppia in crisi e per smascherare questi comportamenti e portarli alla luce è necessario affiancare all’azione legale un’azione pedagogica approfondita che segua ogni momento della vita delle parti coinvolte. Ecco perché non si può prescindere dal supporto di uno sguardo pedagogico competente nel riconoscimento di questi importanti aspetti della quotidianità di una coppia in procinto di separarsi.
Saper riconoscere questi messaggi preliminari accresce la coscienza del cliente e lo aiuta a sviluppare gli strumenti e le competenze necessarie ad affrontare un percorso di separazione, e la nuova vita che ne seguirà, valorizzando e potenziando risorse e competenze personali. Solo attraverso l’esperienza e la piena consapevolezza di quello che accade attorno a loro possono lavorare, insieme allo studio legale, nell’ottica di garantire il benessere dei loro figli e di loro stessi. Forse può apparire come una cosa troppo dura da dire, ma in questi casi l’unico modo per affrontare davvero efficacemente i problemi è imparare a starci dentro e a conoscerli, in modo da non commetterli più.