Immaginate di essere in un campo da calcio, ma al posto della porta c’è un canestro da basket. Avete mai provato a giocare a basket in un campo da calcio? O a giocare a calcio avendo come obiettivo quello di fare canestro? Come vi sentireste se foste costretti a fare un gioco seguendo le regole di un altro, molto diverso?
Secondo una ricerca pubblicata nel 2023 su Demografic Research da alcuni studiosi dell’università di Turku (Finlandia) e del Wisconsin-Madison (Stati Uniti), e ripresa dalla rivista Avvenire nel 2024, il 95% degli affidamenti congiunti In Italia sono in realtà esclusivi o, comunque, non equi. Perché, nonostante la l. 54/2006 che ha introdotto la riforma sul divorzio, meno del 5% delle coppie separate, in Italia, vive un affidamento congiunto equo. Cosa ci dice questo importante dato? Che i figli dei separati italiani sono tra i più infelici in Europa, perché l’incoerenza crea disagio e il disagio, intenso e prolungato, crea malessere. È fondamentale sottolineare come tutto questo incida in maniera molto significativa non solo sulle pratiche adottate dagli specialisti del settore, ma anche, e soprattutto, nelle dinamiche quotidiane di vita familiare. Giocare seguendo le regole dell’affidamento congiunto quando, in realtà, il campo di gioco è quello dell’affidamento esclusivo è come accendere la miccia di un conflitto che rischia di divenire insanabile, in cui i genitori si logorano e i figli si ammalano.
Se il fatto che un affidamento congiunto sia sostanzialmente esclusivo è già di per sé un problema, il fatto che in Italia venga riscontrato nel 95% dei casi risulta drammatico e particolarmente allarmante. La separazione non è solo un procedimento legale, consensuale o giudiziale, ma è prima di tutto un processo pedagogico, in cui sono coinvolti genitori e figli, famiglie allargate e reti sociali. Sostenere i genitori e tutelare i minori è il dovere di una società capace di definirsi tale. Perché non sono solo i minori a essere fragili, bensì, spesso, ancor prima, sono gli adulti ad aver bisogno di supporto: genitori in crisi, sprovvisti di strumenti e carichi di dolori, rancori, di forme di emotività difficilmente gestibili, chiamati a prendere decisioni quotidiane fondamentali per la vita dei figli.
Come sappiamo, la legge regola le controversie quando esse le si presentano davanti, applicando, dunque, un approccio spesso puramente emergenziale, seppur con un parziale sguardo al futuro, che non tiene sempre conto degli innumerevoli fattori che determinano la qualità di una relazione umana all’interno di una coppia con figli minori, come la presenza di atteggiamenti rispettosi o forme di comunicazione inclusive. È così che, nella comunicazione processuale, ci troviamo molto spesso a leggere locuzioni come “previo accordo tra le parti”, anche in presenza di coppie arroccate su posizioni opposte e in palese contrasto. La consulenza pedagogica, d’altro canto, fin dalle primissime fasi fornisce supporto in un’ottica di persecuzione di un benessere duraturo che riguarda l’individuo, la famiglia e il gruppo sociale di riferimento. In sintesi, il grande problema riferito al dato di partenza di questa nostra analisi deriva dal fatto che quando viene attestato, tramite sentenza o accordo consensuale, che un affidamento è congiunto vuol dire che si stanno qualificando le regole e le caratteristiche di un percorso di storia familiare in modo molto specifico, inserendo limiti e risorse ben precise in un gioco ben definito. Ma se quell’affidamento congiunto, di fatto, presenta tutte le caratteristiche di un affidamento esclusivo, allora stiamo applicando queste regole a un gioco totalmente diverso. Stiamo entrando in un campo da basket con le scarpe coi tacchetti. E i conflitti, in questi casi, sono dietro l’angolo.
Cosa può fare quindi la consulenza pedagogica? Affiancare, fin dalle primissime fasi, lo sguardo legale nel procedimento di separazione, in modo da intercettare elementi cruciali della famiglia non solo nel presente, ma anche nel passato, per sfruttarne gli elementi prevedibili in un’ottica di costruzione di un futuro di benessere e di equilibrio reale e sostenibile. Affiancare direttamente, con costanza e competenza tecnica, i genitori nelle loro pratiche quotidiane, spesso dolorose e faticose, offre innumerevoli vantaggi per la famiglia, ma anche per gli avvocati che possono finalmente usufruire di tutte quelle conoscenze specialistiche di cui viene loro fatta percepire l’importanza, ma che non riguardano la loro materia specifica. La sinergia tra avvocati e pedagogisti, in un’ottica win-win, è l’unica strategia efficace e perseguibile, l’unico percorso verso un reale e solido benestare delle famiglie, nel pieno rispetto di tutte specificità professionali.
Avvicinare la realtà della famiglia a quella della legge: una missione che questo mondo chiede con forza e che, per noi professionisti, è un dovere, anche morale, accettare.